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  • Immagine del redattore: Paola Foggetti
    Paola Foggetti
  • 4 set 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Un recente studio, pubblicato su Molecular Psychiatry, ha evidenziato che alcune segnature epigenetiche di traumi infantili possono essere utilizzate come biomarcatori con lo scopo di prevedere il rischio di depressione, dipendenza da nicotina, disturbo da consumo di alcol e altri problemi di salute nelle persone con traumi complessi, quasi 17 anni dopo.


Per comprendere meglio l'impatto epigenetico del trauma infantile, gli scienziati hanno analizzato campioni di sangue, dati clinici e altre valutazioni raccolte nell'ambito del Great Smoky Mountain Study, un progetto trentennale istituito dalla Duke University e dal Dipartimento della salute e dei servizi umani della Carolina del Nord che ha intervistato centinaia di bambini e adolescenti fino all'età adulta.


La maggior parte dei partecipanti allo studio che ora hanno 30 anni, hanno partecipato quando avevo dai  9 ai 13 anni di età.


I ricercatori hanno prima utilizzato i campioni di sangue dei siggetti per misurare quasi 28 milioni di singoli siti di metilazione nel loro DNA. Hanno quindi identificato i cambiamenti di metilazione correlati all'esposizione segnalata a traumi, come lesioni gravi, violenza sessuale e rischio di morte effettivo o minacciato. Utilizzando l'apprendimento automatico per collegare i cambiamenti di metilazione correlati al trauma sperimentati durante l'infanzia ai dati clinici raccolti nell'età adulta, il team di ricercatori ha generato punteggi di rischio di metilazione per diverse conseguenze avverse. Ciò includeva disturbi psichiatrici, problemi di salute fisica, abuso di sostanze, povertà e problemi sociali.


Le analisi hanno rivelato che i punteggi di rischio potrebbero prevedere i problemi di salute di un partecipante e altre avversità quasi 17 anni dopo la sua esposizione al trauma.


I loro risultati hanno anche mostrato che i punteggi del rischio di metilazione erano un migliore predittore di esiti negativi rispetto ai rapporti sul verificarsi di esperienze traumatiche.


In effetti, i ricercatori hanno spiegato che la metilazione del DNA ha un potere predittivo migliore perché non sta solo mostrando se un bambino ha subito un trauma, ma piuttosto come quel bambino sta rispondendo al trauma. Il potere predittivo dei punteggi di rischio di metilazione potrebbe essere utile anche in situazioni in cui il trauma di un bambino èdifficile da valutare con strumenti standard, come nel caso di abuso o abbandono sessuale, o quando i bambini non sono in grado di verbalizzare l'impatto di eventi traumatici .


Guardando al futuro, il team di ricerca mira a testare i punteggi di rischio di metilazione su un ampio spettro di popolazioni per valutarne ulteriormente il potenziale clinico.


Questo studio ha dimostrato che i biomarcatori di metilazione potrebbero potenzialmente aiutare a identificare le persone più a rischio di sperimentare problemi di salute legati ai traumi.


In questa direzione se la ricerca è in grado di determinare i soggetti che hanno più bisogno di cure preventive, in tal senso si possono personalizzare i trattamenti e supportare le reti psicosociali e gli specialisti per favorire la guarigione.


Original Reseatch:


  • Immagine del redattore: Paola Foggetti
    Paola Foggetti
  • 21 mag 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

“La differenza tra genetica ed epigenetica può essere paragonata alla differenza che passa fra leggere e scrivere un libro. Una volta scritto il libro, il testo (i geni o le informazioni memorizzate nel DNA) sarà identico in tutte le copie distribuite al pubblico. Ogni lettore potrà tuttavia interpretare la trama in modo leggermente diverso, provare emozioni diverse e attendersi sviluppi diversi man mano che affronta i vari capitoli. Analogamente l’epigenetica permette interpretazioni diverse di un modello fisso (il libro o il codice genetico) e può dare luogo a diverse letture, a seconda delle condizioni variabili con cui il modello viene interrogato”
Thomas Jenuwein

L’epigenetica è quella branca della biologia che studia le attività di REGOLAZIONE DEI GENI attraverso dei processi chimico/fisici che non determinano cambiamenti nella sequenza del DNA, ma possono influire direttamente sull’espressione fenotipica dell’individuo.(1)

In generale possiamo dire che l’epigenetica indica un determinato assetto dell’espressione genica che condiziona l’insieme delle attività della cellula in risposta agli stimoli ambientali, e rappresenta un cambiamento che può essere fisiologico o patologico, trasmissibile e reversibile.

Quasi ogni aspetto della vita cellulare è influenzato dall’epigenetica e, per questo è uno dei più importanti campi della biologia moderna.

L’epigenetica mostra infatti che non trasmettiamo solo i nostri geni, ma anche i modi in cui essi saranno espressi e che questa espressione è influenzata dalla interazione con il proprio ambiente di vita.

I cambiamenti della regolazione epigenetica possono essere mediati e modificati da fattori diversi sia esterni, quali ad esempio le tossicità ambientali, gli stili di vita, le abitudini alimentari, esperienze traumatiche ripetute, sia interne al soggetto come ad esempio gli stati infiammatori, l’età, il genere, etc.

Il fenomeno maggiormente studiato di regolazione epigenetica è la METILAZIONE del DNA, la cui funzione principale è la regolazione dell’espressione genica. Essa ha un importante ruolo durante la differenziazione cellulare e nelle fasi dello sviluppo embrionale, accendendo o spegnendo i geni secondo un preciso programma spazio-temporale.

La Metilazione del DNA interviene anche nell’imprinting genetico, in cui durante la formazione dei gameti, viene modificato il livello di espressione di un gene o di un cromosoma. I profili di metilazione del DNA sono variabili nel tempo e possono essere reversibili.

Nell’uomo, le modificazioni epigenetiche in risposta ad esperienze traumatiche ripetute sono oggi ampiamente studiate, e forniscono nuovi e preziosi indizi sui processi patofisiologici del disturbo psichico trauma e stress correlato (Klengel T, et al., Neuropharmacology. 2014 May;80:115-3). Tra i marcatori epigenetici, la metilazione del DNA attira particolarmente le attenzioni di ricercatori e clinici proprio per la sua caratteristica plasticità, che la rende un buon substrato per interventi farmacologici, dietetici e psicoterapeutici, in grado di rinvertire i profili dannosi per la salute fisica e psicologica del soggetto.

Le recenti scoperte dell’epigenetica stanno rivoluzionando il modo in cui guardiamo alla trasmissione della sofferenza e della resilienza attraverso le generazioni. I figli erediterebbero, quindi, non solo il nostro corredo genetico (immodificabile se non per mutazioni casuali) ma anche quanto abbiamo appreso dall’esperienza circa il modo di utilizzarlo.

Il messaggio positivo dell’epigenetica è proprio il fatto che non tutto è scritto nel DNA e migliorare la qualità dell’ambiente di vita attraverso la cura, lo stile di vita, l'alimentazione, significa “aiutare” i geni a lavorare per il meglio e al servizio dell’individuo.

In questa prospettiva, le ricadute nella clinica psicoterapeutica sono rivoluzionarie e in gran parte da esplorare:

– In che modo la psicoterapia può incidere sulla trasmissione psicobiologica della sofferenza e della resilienza attraverso le generazioni?

– Per comprendere la biografia individuale è importante considerare anche i traumi sociali delle generazioni precedenti?

Questi e altri interrogativi conducono alla conoscenza dell’essere umano non più chiuso in un sistema geneticamente determinato alla nascita, ma dinamicamente aperto e in continua interazione con il proprio ambiente di vita.

Scoprire i meccanismi di come questa influenza reciproca avvenga è una sfida che muove la nuova ricerca nel campo delle scienze psicobiologiche, ambientali e sociali.


1.Il fenotipo è “l’insieme delle caratteristiche morfologiche e funzionali di un organismo determinate dall’interazione fra la sua costituzione genetica e l’ambiente…esso comprende quindi tutti i prodotti o tutte le manifestazioni dei geni di un essere vivente quali, la sequenza amminoacidica delle sue proteine, l’attività dei suoi enzimi, la sua morfologia e il suo comportamento.” Enciclopedia Treccani
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